Il tutto. L’internet delle cose.

Quando si sente parlare di Internet delle cose o di Internet of Things a volte si fa fatica a capire concretamente di cosa si stia parlando.

Partiamo dal presupposto che tutti sanno cos’è internet; e allora questa internet delle cose? Ma poi le cose cosa? Mi si connette il frigorifero o la macchinetta del caffè? Esatto. Il frigo, la macchinetta del caffè, come l’intera abitazione, l’intero quartiere, tutta la città (così si potrà finalmente parlare di smart city), l’intero paese, insomma tutto.

L’internet delle cose collegherà ogni cosa con tutti in una rete globale integrata. Miliardi di sensori sono già stati collegati a risorse naturali, linee di produzione, reti elettriche e logistiche, flussi di riciclaggio, e inseriti in case, uffici, negozi, veicoli e persino persone. Grazie ad essi, un’ingente massa di dati può essere convogliata nel sistema nervoso di un’internet delle cose (IDC) globale. Ci avviciniamo sempre più a quell’idea di città che tanto pare piaccia a tutti, la cosiddetta Smart City. Tutto più connesso e tutto più sicuro. Sensori che misurano le vibrazioni e le condizioni di edifici, ponti, strade, così da esaminare lo stato di salute delle costruzioni e riparare per tempo eventuali danni. Altri sensori monitoreranno la congestione del traffico stradale e la densità di pedoni sui marciapiedi, in modo da ottimizzare la circolazione. Sulle strade, sensori posizionati sui cordoli dei marciapiedi informeranno gli automobilisti sulla disponibilità di parcheggio nelle zone adibite.

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Nel 2020 ci saranno 50 miliardi di oggetti connessi, ed è in questo vicino futuro che i sensori corporei saranno collegati a cartelle cliniche elettroniche, che permetteranno all’IDC di diagnosticare rapidamente le probabili condizioni fisiche del paziente, aiutando così il personale medico d’emergenza ad accelerare il trattamento.

Gli oggetti non diventano smart per il solo fatto di avere dei sensori. Il vantaggio arriva se si è in grado di metterli in comunicazione per creare correlazioni, trasformando cioè i big data in informazioni.

Se da un lato l’IDC prospetta una profonda trasformazione del modo in cui l’uomo vive sulla terra, avviandoci verso un futuro più sostenibile e generoso, dall’altro pone pesanti interrogativi sulla sicurezza proprio di quell’enorme quantità di dati personali. Sono infatti alcune delle più grandi azienda tecnologiche quelle che stanno già lavorando attivamente alla costruzione dell’IDC. Progetti come Industrial Internet della General Electric, Internet of Everything della Cisco, Smarter Planet di IBM e Città sostenibili della Siemens sono solo alcune delle iniziative in corso nel segno di quella che ormai viene definita Terza rivoluzione industriale.

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Un’affermazione di David Bevilacqua (Vice President South Europe di Cisco) è degna di nota: “Perché la telefonia mobile prendesse effettivamente piede ci sono voluti 30 anni, per linternet delle cose ne basteranno probabilmente 10.

Il futuro è quindi molto tech, ma l’utente rimarrà il solo vero protagonista o sarà un comprimario influenzato incessantemente dai brand che domineranno questa nuova era? Be positive.