Covid-19. Comunicare coerenza.

Viviamo all’interno di un contesto storico mai visto prima, e non parliamo solo di comunicazione ma di qualsiasi forma di interazione tra esseri umani come l’abbiamo fino ad ora conosciuta.

Quello che prima era normale, ora non lo è più.

La pandemia da coronavirus sta inevitabilmente modificando le nostre abitudini, le persone sono costrette a restare chiuse in casa e i social media svolgono il duplice ruolo di strumento con cui informarsi e di strumento con cui restare in contatto con altre persone in cerca di quella socialità perduta.

I social sono quindi tornati quello strumento di connessione che hanno sempre, fin dal principio, promesso di essere.

I brand hanno l’occasione di trasformare la loro relazione con gli utenti, razionalizzando i momenti di contatto ed implementando nuove strategie di interazione che sfruttino appieno le tecnologie digitali. In questo clima di incertezza, l’abilità di essere rilevanti e prossimi al consumatore potrebbe permettere anche a brand emergenti di vincere la concorrenza, rinnovando modalità di comunicazione.

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La nuova tipologia di comunicazione ha portato molte marche ad una corsa al messaggio più calzante, alla campagna più “vincente” ma la linea tra rilevanza e opportunismo è molto sottile: all’attualità della narrazione non può mancare empatia ed onestà. In questo caso l’equilibrio è fondamentale: sì ai messaggi positivi, ma equilibrati e che promuovano altrettanto la responsabilità collettiva e siano, soprattutto, affiancati da azioni concrete. 

Alcune delle domande da porsi prima di abbracciare uno dei tanti slogan di questa epidemia, che sia un #iorestoacasa o un #andràtuttobene, sono: come il mio brand riflette questi messaggi nel suo posizionamento?

O quale contributo può dare il mio brand in questo contesto e nel contesto che verrà? Oppure posso permettermi di dire andrà tutto bene se la mia azienda non produce nel rispetto degli standard di sostenibilità?

Andare in tv con lo spot e le parole “coraggio”, “ripartenza”, “orgoglio” e “grazie” montate a caso con tono epico sopra a delle immagini di vita quotidiana che ci mancano tanto, rischia di diventare una parodia della realtà.

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Bisogna ridefinire i servizi, le modalità di contatto e lo storytelling, i brand hanno la possibilità di intrattenere un target potenzialmente più concentrato e meno bombardato da stimoli e rumori di fondo, di alleviarne le frustrazioni ponendosi come supporto e di manifestare in maniera forte e chiara la personalità più in linea con il loro posizionamento.

In questo momento, potrebbero essere proprio i brand a ricoprire quel vuoto accanto alla sfera più emotiva dei consumatori.