L’intelligenza artificiale. E quella umana?

Prima di iniziare un articolo penso (poco) a che titolo dargli, questo era facile: L’intelligenza. Quella artificiale, …fatto, ma mi sono accorto che già 6 anni fa, nello specifico il 14 febbraio del 2016 stavo scrivendo un articolo con lo stesso tema, e soprattutto con lo stesso titolo: L’intelligenza. Quella artificiale. Era un articolo improntato molto al cambieremo, rivoluzioneremo, faremo, diremo ma rileggendolo fa molta impressione vedere che è successo esattamente quello che credevamo succedesse, ok che il lasso di tempo è di pochi anni ma fa comunque impressione.

Certo non era previsto un Papa vestito con una giacca oversize (ovviamente bianca), e l’ex presidente Donald Trump aggredito da agenti di polizia in tenuta antisommossa che cercano di arrestarlo, il presidente russo Vladimir Putin vestito nella tradizionale divisa arancione in una prigione dietro le sbarre o ancora Putin che si inginocchia e bacia la mano a Xi Jinping

Tutte immagini altamente dettagliate e sensazionali, che hanno inondato Twitter e altre piattaforme negli ultimi giorni, raccogliendo decina di milioni di visualizzazioni in tutto il mondo. Peccato che nessuna di queste fosse anche lontanamente vera e autentica. Le ha generate un’AI specializzata, Midjourney: poi alla diffusione ci avevano pensato i social media, su cui le immagini erano rimbalzate senza controllo.

Gli esperti di disinformazione avvertono che le immagini sono foriere di una nuova realtà, presente non più futura: ondate di foto e video falsi che inondano i social media dopo i principali eventi di cronaca e confondono ulteriormente fatti e finzioni in momenti cruciali per la società. Sebbene la capacità di manipolare foto e creare immagini false non sia una novità, gli strumenti di generazione di immagini AI di Midjourney, DALL-E e altri sono più facili da usare. Possono generare rapidamente immagini realistiche, complete di sfondi dettagliati, su larga scala, con poco più di un semplice messaggio di testo da parte degli utenti.

Con le immagini create dall’AI che diventano sempre più difficili da distinguere dalla realtà, il modo migliore per combattere la disinformazione visiva è una migliore consapevolezza e istruzione pubblica, affermano gli esperti. Tuttavia basta pensare al numero incredibile delle persone che condividono qualsiasi cosa passi sotto i loro occhi

Più realistico quindi pensare come Arthur Holland Michel, membro del Carnegie Council for Ethics in International Affairs di New York, che ha affermato di temere che il mondo non sia pronto per l’imminente diluvio. E non citiamo neppure le questioni etiche ancora irrisolte dell’AI: qui si parla si “stupidità umana“, la stessa che porta a diffondere e condividere un notizia, o una fake news, sulla base di una serie di pregudizi, o di politiche di parte, o per creare danno o confusione. Insomma sono tutte motivazioni molto ‘umane’, a cui l’AI ha solamente dato una mano, mettendo a disposizione di tutto uno strumento facile da usare. Sarebbe realistico pensare a queste masse che si fermano a riflettere: attenzione, questa immagine potrebbe essere un deepfake! Utopia.

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